[verso il fiume]

12 pensieri su “[verso il fiume]

    • Riesco a scendere al fiume, a Sermide, 1-2 volte all’anno, e mi domando sempre se ha senso fotografare cose che sempre vedo.
      Ad essere precisi, questa volta ho fatto la foto a quella che NON ho visto: hanno tagliato il pioppeto sulla sinistra della strada, quindi il fiume lo vedi già alla partenza. Poi sparisce per rispuntare di nuovo. E tutto questo mi pare abbia un “senso”. A proposito di META del cammin di nostra vita :-)

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        • Ho dimenticato di scusarmi per non essermi accorta prima del suo commento rimasto “sospeso” per giorni.
          Francamente continuo a non capire quali dati raccoglierebbe il mio blog (e i blog non “commerciali”, in generale) oltre a quelli lasciati volontariamente dai “commentanti”.
          Se lei, controllando la cartella dei file temporanei del suo pc, trova un cookie proveniente dal mio blog, vuol dire che sto sbagliando qualcosa. Diversamente sarà vero quello che penso io, ovvero che ci sia un’informazione poco comprensibile (e talvolta esagerata) sull’argomento.

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        • Io non sono un tecnico, mi sono solo adeguata perché in fondo ci vuol poco. Sono passata da lei e mi sono permessa di avvertirla ma non sono la persona adeguata per darle informazioni. Se vuol saperne di più si faccia un giro tra i blog e poi deciderà. Ognuno è libero di fare come crede. Di più non so dirle, e mi scusi se mi sono permessa di avvertirla.

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  1. li grosti. Le avevo dimenticate. Da bambina e anche dopo ci camminavo dentro a piedi nudi per sentirle sfagliare sotto i piedi, a volte dure più spesso tenere sfarinavano e riprendevano a essere sabbia. Camminarci era fare impronte sprofondando un po’
    Grazie, Teresa.

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    • Io sono nata sopra una palude rinsecchita (che meraviglia di progresso, la “bonifica”…), e una polvere fine fine affiorava, a chiazze, su quell’arida terra attorno ai paesi, anche il nostro. E’ lì che mia madre ci spediva a raccogliere il sziksó. Come tradurlo? diciamo “sale di prateria”? (Più prosaicamente carbonato di sodio.) Ma a metà anni ’60 noi volevamo le cose moderne, il detersivo per piatti comprato al super(?)mercato, altro che polvere bianca raccolta col cucchiaio! Ci vergognavamo da morire. Mia sorella bigiava, di solito, la spedizione, io cercavo posti lontani dalla strada per non farmi notare (e in mezzo ai prati ci stavo pure bene…)
      Oggi quel “detersivo” sarebbe venduto al mercato eco-bio-alternativo a peso d’oro, mi sa. Ma non c’è più nemmeno quello.
      Mi è parso di ritrovarlo lì, in riva al Po.

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