«Amo che vi sia un ampio margine di respiro, nella mia vita.»
(H. D. Thoreau)
No, non è un inno all’ozio, caso mai un’ode al tempo amico che ti lascia ampio margine di respiro nel fare. La fretta falcia i momenti; sembreranno così uguali, nel mucchio…
Racconta poi Thoreau di come fosse stato più facile parlare con una persona al lato opposto del lago. A casa sua erano tanto vicini l’uno all’altro – dice – che non potevano cominciare a udire; “come quando gettiamo nell’acqua due pietre, l’una vicino all’altra tanto che si interrompono reciprocamente le ondulazioni”.
“Ai nostri pensieri occorre spazio, per mettersi a veleggiare, e fare un giro o due, prima di raggiungere il porto.”
Si guarda – si vede – la solitudine con occhi diversi, in riva al lago di Walden. Come quelli di una spiga ondeggiante prima che fosse costretta, con lo stelo tagliato, nel covone.
Mi sento quella spiga,la foto rende perfettamente l'idea.
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Mi sa che io e te potremmo scrivere, a 4 mani, tutta una cantata "Della solitudine della spiga".
Io farei il "controcanto"…
Perché, vedi, la spiga sta con i suoi simili, nel covone, ma felice non è, e non soltanto perché le hanno tagliato le radici. E' infelice anche perché sta proprio stretta.
La natura semina a "giusta distanza". L'uomo sembra non esserne capace. Siamo il più delle volte "troppo", vicini o lontani.
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